RAVENNA - INCONTRO CON GLI AMICI NELLA TERRA DEL MOSAICO
16-21 Aprile 2013


Ravenna - Battistero Neoniano (o degli Ortodossi)


   Il Battistero Neoniano - detto anche degli Ortodossi - è il più antico dei monumenti ravennati: la sua costruzione ebbe inizio alla fine del IV secolo e si protrasse fino alla metà del V. E' una semplice costruzione in laterizi, di forma ottagonale, con quattro grandi nicchie che si diramano all'esterno. Le quattro porte sono interrate, poiché il livello originario è a circa 3 metri sotto il livello stradale. L’edificio fu completato con la cupola e decorato splendidamente con i mosaici, dal vescovo Neone verso il 450. L'esterno è realizzato nella parte più alta dal profilarsi di lesene che si risolvono in archetti pensili, mentre l'interno è tutto un ben calcolato succedersi, dal basso in alto, di specchianti policrome tarsie marmoree, di stucchi e di mosaici, l'architettura e la decorazione si fondono armoniosamente. 
   La cupola, strutturata con una serie di anelli di tubi fittili onde rendere meno pesante la coperture, presenta un rivestimento musivo che può articolarsi in tre zone, ossia nel disco mediano ed in due fasce ad esso concentriche. Nel medaglione che spicca al sommo è raffigurata la scena del battesimo di Cristo. La prima grande fascia che circonda il medaglione mediano presenta dodici figure di Apostoli. La fascia più esterna concentrica a questa contiene otto settori d'architettura, ognuno dei quali al centro s'incurva in un'abside. Più in basso, all'altezza delle finestre, si trova la decorazione in stucco con motivi decorativi e figure di Profeti entro edicole, la quale, al pari dei mosaici è da assegnare all'epoca del Vescovo Neone (451-475). Ancora più sotto si svolge una decorazione musiva. Al centro, una vasca ottagonale di marmo greco e porfido, rifatta nel 1500, conserva qualche frammento originale.
   Carl Gustav Jung, in un suo viaggio a Ravenna negli anni ‘30, vide nel Battistero Neoniano un mosaico che rappresentava Cristo che tende la mano a Pietro che sta per affogare: lo definì come un archetipo della morte e della rinascita. Solo di ritorno a Zurigo, quando cercò di acquistare una foto di quel mosaico, si rese conto che quell'immagine non esisteva. Jung ha scritto alcune bellissime pagine, in Ricordi, Sogni e Riflessioni, raccontando della strana esperienza di Ravenna come un momento di incontro fra inconscio e coscienza, quando gli occhi fisici percepiscono una visione che non appartiene al reale, ma è comunque reale nell'esperienza: la magia dei mosaici di Ravenna ha colpito anche il padre della psicanalisi.
(©travelitalia.com)

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